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Meta Inc., la società di Mark Zuckerberg proprietaria di Facebook, WhatsApp e Instagram, dovrà pagare la sanzione di quattro milioni di euro comminata nel 2019 dall’Autorità per la protezione dei dati personali della Repubblica di San Marino per la diffusione, ritenuta indebita, dei dati personali di circa 12.700 sammarinesi. L’azienda di Zuckerberg aveva fatto ricorso dinanzi al Tribunale e poi alla Corte d’Appello di San Marino, confidando nell’annullamento del provvedimento. Ricorso che è stato giudicato inammissibile dalla sentenza n° 3 del 25 gennaio 2023 del giudice di Appello di San Marino. La sanzione diventa quindi esecutiva.

La sentenza riconosce gravi responsabilità nel comportamento di Facebook, che “avrebbe dovuto prendere le opportune misure di sicurezza – si legge nel dispositivo – per prevenire il prelievo dei dati personali degli utenti”. La vicenda dei dati di 533 milioni di utenti (tra cui, appunto, 12.700 sammarinesi), “rubati” dagli hacker e diffusi indebitamente in rete, giunge dunque al capolinea, almeno per quanto riguarda la piccola Repubblica. Il giudice d’Appello di San Marino, Valeria Pierfelici, ha ritenuto di “convenire con l’Autorità che la grande mole dei dati acquisiti da terzi ed il volume del traffico generato doveva essere immediatamente riconosciuta come pericolosa anomalia e avrebbe dovuto innescare meccanismi di prevenzione e di difesa, atti ad evitare il perpetrarsi di qualunque azione potenzialmente lesiva della riservatezza dei dati delle persone che aderiscono al sodalizio virtuale”.

La decisione divenuta definitiva oggi segna un passaggio cruciale nel cammino della difesa dei diritti degli utenti di un social network, come spiega lo stesso Garante della Privacy del piccolo (ma combattivo) Stato: “Il passaggio in giudicato di questa sanzione è rilevante non solo perché per la prima volta viene riconosciuta una infrazione di questa gravità, ma perché a sanzionare il colosso tecnologico è stato il Garante di un piccolo Stato, che nell’occasione ha tutelato la riservatezza dei dati personali di soli 12.700 sammarinesi. In pratica Davide contro Golia” spiega Umberto Rapetto, presidente del Garante della Privacy della piccola Repubblica, che conta poco più di 33 mila abitanti.

“Se la sanzione di quattro milioni di euro comminata da San Marino (che certo non preoccupa il bilancio di Facebook) viene applicata proporzionalmente negli altri Stati, l’importo totale della pena pecuniaria per i complessivi 533 milioni di interessati arriva aritmeticamente a 166 miliardi di euro” calcola Rapetto, che, appunto, non esclude un effetto domino del genere.

L’Autorità per la Privacy irlandese, che si era mossa dopo l’apertura dell’istruttoria a San Marino e utilizzando contatti stabiliti con i colleghi della Repubblica del Titano, ha recentemente sanzionato Facebook per 265 milioni di euro. Anche lì Facebook avrebbe fatto ricorso, ma a questo punto la sentenza sammarinese potrebbe costituire un pericoloso precedente per il social network.

Fonte: Rai News