Nuova sentenza contro la multinazionale biochimica: risarcimento record per una coppia californiana affetta da linfoma non-Hodgkin dopo aver usato il diserbante a base di glifosato Roundup per 30 anni
Nuova condanna per Bayer Monsanto: una corte californiana ha condannato in primo grado la multinazionale biochimica a risarcire con oltre 2 miliardi di dollari una coppia colpita da linfoma non Hodgkin dopo aver usato per 30 anni il diserbante a base di glifosato Roundup.
La Corte Superiore di Alameda Country, nei pressi di Oakland, ha ritenuto Bayer Monsanto colpevole di non aver avvertito correttamente i propri utenti del rischio di cancro correlato all’uso del diserbante e di aver agito negligentemente: per queste ragioni ha condannato l’azienda biochimica a risarcire Alva Pilliod con 1 miliardo di dollari di danni punitivi e 18 milioni di dollari di risarcimento e sua moglie Alberta con 1 miliardo di dollari di danni punitivi e 37 milioni di dollari di risarcimento.
La sentenza arriva in un periodo particolarmente sfavorevole per Bayer, al centro delle critiche dei propri azionisti per l’acquisto, lo scorso anno, di Monsanto per 63 miliardi di dollari. Una compravendita che sarebbe costata oltre 33 miliardi di dollari in perdite di valore di mercato per Bayer a partire dalla prima sentenza contro l’uso di pesticidi a base di glifosato dell’agosto 2018.
Quella pronunziata lunedì scorso, è la terza sentenza sfavorevole a Bayer Monsanto da inizio 2019:già una Corte di Stato e una Federale, sempre in California, avevano condannato l’azienda a risarcire due agricoltori con 78 e 80 milioni di dollari. Nei soli Stati Uniti sono oltre 13.400 le cause intentate a Bayer Monsanto: il prossimo processo inizierà nel mese di agosto presso la Corte di Stato del Missouri, per il primo caso arrivato in aula di tribunale al di fuori della California.
In una nota, Bayer Monsanto ha espresso insoddisfazione per la sentenza, ritenuta “eccessiva e ingiustificabile”: “Il contrasto tra il verdetto odierno e le conclusioni dell’Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti – si legge nella nota – che certificava non ci fossero rischi di salute pubblica per gli attuali usi registrati del glifosato, non potrebbe essere più netto”. L’azienda sostiene che i coniugi Pilliod avessero una lunga storia clinica correlabile con l’insorgere del cancro già prima di utilizzare il Roundup e ha annunciato, quindi, che ricorrerà in giudizio contro la sentenza della Corte di Alameda Country.
Il glifosato è stato catalogato come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani” in un report del 2015 dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione; negli anni successivi EFSA, OMS e FAO hanno espresso pareri più morbidi stabilendo come “improbabile che il glifosato rappresenti un rischio per la salute dell’uomo”, tuttavia hanno imposto nuovi limiti di sicurezza per limitare la contaminazione per via alimentare e la diffusione in aree densamente popolate. Recentemente l’EPA, il maggiore organo di controllo ambientale degli Stati Uniti ha contraddetto il parere dell’IARC classificando il glifosato come probabilmente non cancerogeno per gli esseri umani, ribadendo così la posizione espressa in materia nel 2017.