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Ambiente

Cile: le comunità native battono il gigante del litio SQM

By 28 Dicembre 2019No Comments

La denuncia da parte delle comunità native è dovuta ad un uso sconsiderato delle risorse idriche da parte di SQM. L’acqua, infatti, è diventata il punto chiave per i piani di espansione del gigante del litio, operante nelle saline dell’Atacama, il deserto più arido del mondo che offre più di un 1/3 della fornitura globale di litio.

SQM

Credits: grebmot da Pixabay

Accogliendo la denuncia delle comunità di Atacama, il tribunale per l’Ambiente cileno mette nei guai la SQM, secondo produttore mondiale di litio.

(Rinnovabili.it) – Il tribunale per l’Ambiente della città cilena di Antofagasta ha accolto la denuncia presentata dalle comunità indigene del deserto di Atacama contro la SQM, la Società Chimica e Mineraria del Cile, secondo produttore al mondo di litio. La decisione del giudice rischia di mettere seriamente in pericolo il piano da 400 milioni di dollari della SQM, volto ad espandere l’impianto di produzione e rispondere così alla sempre più crescente domanda del metallo ultraleggero.

>>Leggi anche Amnesty: l’industria deve produrre batterie ecologiche ed etiche<<

La denuncia da parte delle comunità native era principalmente dovuta a quello che è stato ritenuto un uso sconsiderato delle risorse idriche da parte di SQM. L’acqua, infatti, è diventata un punto chiave per i piani di espansione sia di SQM, sia del suo principale concorrente, Albemarle, entrambi operanti nelle saline dell’Atacama, il deserto più arido del mondo, che offre più di un 1/3 della fornitura globale di litio, ingrediente chiave per le batterie che alimentano i veicoli elettrici. L’aumento della domanda di litio ha sollevato dubbi sul fatto che l’arido deserto settentrionale del Cile potesse sostenere i livelli attuali (e futuri) della produzione del metallo, soprattutto sommando alla richiesta di litio le esigenze delle vicine miniere di rame, industria in forte espansione.

Il tribunale ha così stabilito che il piano di conformità presentato da SQM, in risposta a un’indagine da parte dell’autorità di regolamentazione ambientale cilena (la Superintendencia del Medio Ambiente, SMA) era del tutto “insufficiente”. Il piano prevedeva un nuovo sistema online per monitorare i tassi di estrazione della salamoia e la chiusura di uno dei pozzi di acqua dolce. Tuttavia, il giudice ha preferito agire assecondando il “principio di precauzione” e tenendo conto della “particolare fragilità” dell’ecosistema di Atacama e di un “alto livello di incertezza scientifica” sul comportamento della sua falda acquifera. Secondo il tribunale, dunque, SQM non avrebbe alcun modo di dimostrare che le misure presenti nel suo piano di conformità siano davvero in grado di “contenere e ridurre, se non eliminare, gli effetti negativi generati dalla presenza della società”.

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