“Dobbiamo cambiare il modo in cui produciamo, commercializziamo, consumiamo e commerciamo e il modo in cui trattiamo i rifiuti”. Questo è quanto scrive la Commissione Europea nella bozza del piano sull’economia circolare. Dai rifiuti all’obsolescenza pianificata, ecco le principali questioni affrontate nel documento
Nella bozza del piano europeo, l’economia circolare diventa un pilastro portante per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.
(Rinnovabili.it) – La Commissione europea sta lavorando ad un piano d’azione per l’economia circolare che dovrebbe essere presentato a marzo. Nonostante questo, Euroactiv ha ottenuto una prima bozza del piano, in cui il concetto di circolarità viene descritto come “strumentale” per raggiungere l’obiettivo UE di neutralità climatica entro il 2050. Infatti, secondo la bozza, il 66% delle emissioni di CO2 è direttamente ricollegabile alla gestione dei materiali, condizione che rende l’economia circolare “un importante fattore di neutralità climatica”, da integrare nei piani climatici nazionali degli Stati membri ai sensi dell’accordo di Parigi.
Pur essendo ancora soggetto a modifiche, il piano fornisce delle chiare indicazioni sulle intenzioni della Commissione Europea: “per dissociare assolutamente la crescita dall’uso delle risorse, dobbiamo cambiare il modo in cui produciamo, commercializziamo, consumiamo e commerciamo e il modo in cui trattiamo i rifiuti“. Uno dei principali obiettivi della nuova tabella di marcia per l’economia circolare è l’impegno a ridurre significativamente i rifiuti. Nelle intenzioni dell’esecutivo europeo, la quantità di rifiuti urbani residui dovrebbe essere dimezzata nel prossimo decennio. Entro il 2030, inoltre, solo i prodotti più sicuri, circolari e sostenibili dovrebbero essere immessi sul mercato dell’UE. Ciò significa che la Commissione concentrerà i suoi sforzi su “misure a monte”, immaginando di definire dei requisiti minimi che impediscano che prodotti non sostenibili siano ammessi nell’eurozona.
La bozza di documento pone anche l’accento sulle tecnologie digitali. Da quanto si legge, “verrà sviluppato undataspace circolare europeo“ per migliorare “qualità, pertinenza e disponibilità” dei dati relativi al prodotto. Ciò includerà “informazioni digitali obbligatorie” lungo le catene del valore del prodotto, tramite “un passaporto elettronico“ che renderà accessibili le caratteristiche dei prodotti. Questo dataspace avrà lo scopo di tutelare i consumatori, questione che rientra tra gli interessi primari del governo europeo, anche immaginando per il futuro “una nuova proposta legislativa che imponga alle società di comprovare le proprie affermazioni sulle prestazioni ambientali“.
La Commissione intende inoltre reprimere le “pratiche di obsolescenza pianificate” e stabilire “un nuovo diritto alla riparazione come diritto del consumatore”, garantendo la disponibilità di “servizi di riparazione a prezzi accessibili” e pezzi di ricambio. A questo si aggiunge anche una nuova legislazione sui requisiti essenziali per l’imballaggio; una revisione delle leggi sulle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RoHS); norme di verifica ed etichettatura più rigorose per garantire che le materie plastiche a base biologica producano reali benefici ambientali; azioni per rendere accessibile l’acqua potabile nei luoghi pubblici e ridurre la dipendenza dall’acqua in bottiglia.
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Jean-Pierre Schweitzer, responsabile delle politiche per l’economia circolare presso l’European Environmental Bureau (EEB), ha però puntato l’attenzione sui ‘grandi assenti’ del piano di economia circolare nella sua attuale versione, tra cui obiettivi più espliciti nella riduzione degli sprechi commerciali e misure più specifiche in settori come il tessile e l’arredamento. “Speriamo che la Commissione si impegni a fissare rapidamente requisiti minimi nelle strategie settoriali”, ha dichiarato Schweitzer a Euroactiv. D’altro canto, ad ottobre i governi nazionali avevano invitato la Commissione “ad adottare un nuovo piano d’azione per l’economia circolare con azioni miratenei settori industriali“, come quello tessile, dei trasporti e alimentare, nonché nei settori dell’edilizia e della demolizione.
“Il progetto di piano d’azione per l’economia circolare mostra molti elementi promettenti, in particolare l’ambizione di ridurre il nostro consumo di risorse in termini assoluti e di rendere sostenibili tutti i prodotti sul mercato europeo”, ha comunque affermato Schweitzer. L’economia circolare è diventata un tema politico chiave per l’Unione Europea già sotto la precedente Commissione Juncker. L’attuale vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, si è preso allora personalmente cura dell’agenda dell’economia circolare: ora, pare che voglia portarla al livello successivo come parte del Green Deal europeo.