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AmbienteCuriosità

Il posto delle rinnovabili nella transizione ecologica: 7 falsi miti da sfatare

By 23 Giugno 2021No Comments

Perché servono dei meccanismi di incentivazione alle rinnovabili? Costano davvero meno delle fonti tradizionali? A chi giova un boom di eolico e fotovoltaico? Ecco alcune delle domande più comuni sul ruolo delle rinnovabili, in Italia e non solo. Abbiamo provato a demistificare alcune narrazioni insieme a Enel Green Power

Transizione ecologica: 7 miti da sfatare sulle rinnovabili

Fake news e pregiudizi sulle rinnovabili tra le pieghe della transizione ecologica dell’Italia

(Rinnovabili.it) – Con il governo Draghi è arrivato il MiTE, il nuovo ministero per la Transizione Ecologica. E con il MiTE sembra che sia arrivata anche una certa dose di ottimismo. Più della metà degli italiani pensa che il dicastero abbia le carte in regola per migliorare ambiente, economia e qualità della vita dei cittadini. Lo ha rilevato a febbraio un sondaggio di SWG, che forniva una bussola interessante per entrare nella testa dei nostri concittadini. A cosa pensano, quando pensano alla transizione ecologica?

La mente degli italiani corre verso il piantare alberi più che alle rinnovabili. Perché l’energia pulita ha una priorità bassa? Viene da chiedersi se alla base non ci siano una serie di opinioni e (pre)giudizi acquisiti. Che non per forza corrispondono a verità. Dei veri e propri miti da sfatare, insomma. Per analizzarli ci siamo rivolti a un’eccellenza italiana: Enel Green Power, il più grande player privato al mondo nel settore, che da tempo si impegna a dimostrare, attraverso progetti e dati alla mano, perché è importante che la transizione ecologica debba passare attraverso le energie rinnovabili.

I ‘costi’ della transizione ecologica

“L’energia rinnovabile costa troppo”: falso. È competitiva e batte già le fonti convenzionali. Basta considerare il cosiddetto costo livellato dell’energia (LCOE), un indice che permette di mettere a confronto il prezzo dell’elettricità prodotta dalle diverse tecnologie di produzione energetica. Bloomberg New Energy Finance (BNEF) riporta infatti come il costo dell’energia per le tecnologie eolica on-shore e solare fotovoltaico di ampia scala si sia ridotto di più del 50% tra il 2015 e il 2020, mostrando come le rinnovabili abbiano raggiunto la cosiddetta market parity. Questo trend è stato sospinto – inter alia – dalla disponibilità sul mercato di nuove tecnologie sempre più efficienti e performanti.

Da queste analisi manca però un fattore chiave che, questo sì, fa lievitare i costi: i tempi per ottenere le autorizzazioni. Più il tempo si allunga, più il costo di realizzazione degli impianti sale. Bisogna quindi allargare lo sguardo all’intero procedimento autorizzativo per la costruzione ed esercizio degli impianti. Lo stesso MiTE, appena insediato Cingolani, stimava che servono in media dai 4 ai 5 anni prima di poter ottenere le autorizzazioni necessarie ad aprire i cantieri. 

Tema di estrema attualità, visti i nuovi obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea. L’UE vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e le principali analisi dicono che questo orizzonte è realistico solo se ci sarà uno sprint da qui al 2030. Siamo nel decennio cruciale, ma con le tempistiche attuali, abbiamo la certezza di arrivare in ritardo. Secondo l’Anev dal 2012 il tasso di autorizzazioni rilasciate per l’eolico è calato dell’80%. Neppure il recente dl Semplificazioni bis ha cambiato davvero le carte in tavola: ha solo limato qualche passaggio. Anche ai nuovi ritmi, calcola Anev, i target della transizione energetica previsti dal PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, saranno raggiunti soltanto nel 2085. Vale a dire ben oltre il 2030. Il mercato reagisce di conseguenza: invece dello scatto di reni che ci si aspetterebbe, nella penisola la corsa delle rinnovabili si sta arenando. I tempi restano troppo lunghi e incerti, tanto che all’ultima asta GSE è stato assegnato solo il 12% del contingente disponibile.

Le rinnovabili e il consumo di suolo

Le rinnovabili rubano suolo all’agricoltura: falso. Nel 2030 eolico e solare occuperanno solo lo 0,5% del territorio nazionale: molto meno di strade e parcheggi. È un altro mito da sfatare, quello del consumo di suolo connesso alla moltiplicazione degli impianti rinnovabili. Il PNIEC prevede un aumento in 10 anni di generazione elettrica da rinnovabili pari a circa 20 GW di nuova capacità solare (da progetti di larga scala) e circa 8 GW di eolico. Fatti i conti, significa meno dell’1% del territorio agricolo di tutto il paese

C’è poi il fattore innovazione tecnologica: stanno arrivando risultati importanti per aumentare l’efficienza e, quindi, limitare l’uso di suolo. Un esempio è la tecnologia bifacciale ad eterogiunzione, sviluppata nella fabbrica 3Sun di Catania da Enel Green Power. Consente di catturare la radiazione solare su entrambi i lati del pannello, con una resa maggiore e ottimizzando gli spazi per l’impianto. Già nel 2020 le celle solari prodotte alle pendici dell’Etna hanno battuto il record mondiale di efficienza, convertendo il 24,63% della luce solare incidente in energia.

Le tecnologie rinnovabili sono poco affidabili?

La crescita delle rinnovabili non programmabili compromette la sicurezza energetica: falso. Sono presentate come inaffidabili rispetto alle fonti tradizionali, ma si punta il dito nella direzione sbagliata. Ciò che invece risulta necessario è l’evoluzione e l’innovazione della rete elettrica. Bisogna continuare a sviluppare l’infrastruttura di trasmissione e distribuzione per consentire di integrare appieno eolico e fotovoltaico, facilitando la transizione energetica. E servono strumenti che incrementino la flessibilità di rete, come ad esempio i sistemi di accumulo connessi direttamente ai parchi fotovoltaici o eolici.

In questo modo gli impianti diventano ibridi, garantiscono più flessibilità e potenziano i servizi di supporto ad una gestione più efficiente della rete elettrica. Caratteristiche che li rendono una priorità se vogliamo centrare gli obiettivi di decarbonizzazione. Proprio per questo, Enel Green Power sta sperimentando sistemi di stoccaggio con batterie a flusso, tecnologia che garantisce un ciclo di vita molto più lungo dei concorrenti, un’alta stabilità e sicurezza operativa e l’assenza di materiali critici.

Incentivi, fine vita e altri falsi miti

Le rinnovabili sono immature, ecco perché servono gli incentivi: falso. Gli incentivi servono per sostenere ed accelerare la corsa verso obiettivi di transizione ecologica sempre più sfidanti; permettono, inoltre, anche ai player di dimensioni più ridotte di restare in partita e contribuire alla sfida del cambiamento climatico. E non vanno solo a vantaggio degli operatori elettrici. Anche questo è un falso mito. I nuovi impianti hanno esternalità positive che toccano soprattutto l’indotto e i posti di lavoro. IRENA ha calcolato che investire 130mila miliardi di dollari nelle FER entro il 2050 si traduce in 42 milioni di nuovi posti di lavoro.

Raggiunto il termine di vita utile degli impianti, i siti che ospitano centrali rinnovabili vanno smantellati: falso. Le opzioni che consentono di rivalorizzare la risorsa e dare nuova linfa al sito sono diverse: dal rifacimento, parziale o totale, al ripotenziamento degli impianti esistenti.

Nella prima asta FER del GSE a inizio 2020, ad esempio, oltre a 60 MW di nuova capacità rinnovabile Enel Green Power si è aggiudicata 20MW dal rifacimento di 4 impianti già operativi, eolici e idroelettrici, con i cantieri realizzati tra il 2020 e il 2021 in Molise, Sardegna, Piemonte e Toscana. Nelle tre aste successive (rispettivamente a maggio e settembre 2020, e a gennaio di quest’anno), oltre a 102,5MW complessivi di nuova capacità, EGP si è aggiudicata ulteriori 88,6 MW per il rifacimento di 10 centrali idroelettriche già in servizio. Attraverso la sostituzione di componenti con altri di nuova generazione, si può estendere la vita utile degli impianti esistenti: una seconda vita che può essere ancora più efficiente della prima se si installano nuove tecnologie più performanti che, a parità di area occupata, aumentano la resa energetica del sito. E al fine di rendere l’economia del sito più circolare, il riutilizzo e il riciclo dei materiali e dei componenti dismessi può consentire di perseguire soluzioni alternative allo smaltimento, identificando nuovi sviluppi tecnologici e modelli di business; per esempio, attraverso il suo Innovation Hub, Enel Green Power sta esplorando in modo innovativo le possibilità di riuso e riciclo delle pale eoliche, guardando a ponti urbani, alla nautica, agli isolanti per l’edilizia, al fine di generare valore in una nuova vita.

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