Uno studio della Food and Land Use Coalition fa il punto sugl’investimenti pubblici dannosi all’ambiente destinati a coltivatori e allevatori.
Il reindirizzamento dei fondi pubblici al settore agricolo potrebbe sbloccare benefici alla società per oltre 5 mila miliardi di dollari
(Rinnovabili.it) – Il settore agricolo riceve sussidi pubblici pari a 700 miliardi di dollari ogni anno (circa 1milione al minuto), ma solo l’1% di questi fondi viene utilizzato per tutelare l’ambiente: è quanto emerge dalla macro analisi effettuata dalla Food and Land Use Coalition (Folu), una delle più estese community di organizzazioni focalizzate sulla conversione sostenibile dello sfruttamento del suolo.
Secondo il report (che ha analizzato lo schema di sussidi in 51 Paesi di tutto il mondo), il sistema di produzione e consumo del cibo produce attualmente più sprechi e rischi indiretti (anche e soprattutto economici) rispetto al guadagno indotto (in termini economici ma anche di sicurezza alimentare e sviluppo): gli analisti del Folu, infatti, hanno stimato in 12 mila miliardi di dollari il totale dei danni collaterali causati ad ambiente, salute e sviluppo dal “perverso” sistema di sussidi.
La stragrande maggioranza dei sussidi (circa i 3/4 dei 700 miliardi di dollari) verrebbe erogato direttamente ad agricoltori e allevatori, di cui un 15% destinato a misure come la ricerca sulle colture a più alto rendimento e la costruzione di strade nelle zone rurali.
Uno schema inefficiente destinato a esacerbare gli effetti del cambiamento climatico, i conflitti e a minare i raggiungimenti delle ultime decadi in termini di sicurezza alimentare ed equità sociale: “Rimanere fedeli al modello che abbiamo creato significa essere praticamente certi che avremo dei picchi nei prezzi dei beni alimentari legati ai cambiamenti del clima nei prossimi 20 anni– ha spiegato il professor Jeremy Oppenheim, principale autore del report Folu – questo perché, attualmente, abbiamo un sistema altamente concentrato, con un piccolo numero di regioni che sono assolutamente fondamentali per la fornitura di beni primari come ad esempio i cereali”.
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Allo stesso tempo, il report sostiene che riformare il sistema di produzione del cibo e di sfruttamento del territorio in senso più sostenibile potrebbe tradursi in una grande opportunità che “produrrebbe” benefici alle società stimabili in 5,7 mila miliardi di dollari entro il 2030, 15 volte in più rispetto all’investimento necessario per realizzare tale cambiamento, ovvero 300-350 miliardi di dollari ogni anno (circa lo 0,5% del Pil globale).
Una grande occasione anche a livello di business: l’ottimizzazione dei processi produttivi, il contenimento degli sprechi alimentari, il cambiamento delle diete verso scelte più sostenibili e una maggiore integrazione di mercati e distretti produttivi significherebbe sbloccare fino a 4,5 mila miliardi di dollari di ritorno economico di qui al 2030.