Il gigante danese domina il mercato eolico mondiale ma si accorcia il distacco con la spagnola Siemens Games. E intanto le compagnie cinesi aumentano il loro peso
Il report di BNEF sui maggiori produttori di turbine eoliche
(Rinnovabili.it) – L’industria del vento si rafforza e si “asciuga”. Come già anticipato dalla recente analisi della Wood Mackenzie, il settore eolico è nel pieno di un’ondata di consolidamento; un’ondata in cui i leader di settore diventano sempre più grandi e forti, mentre i giocatori più piccoli chiudono o vengono assorbiti (leggi anche Eolico 2020: tre tendenze da non perdere di vista). A mostrare come sta cambiando il comparto è oggi anche Bloomberg New Energy Finance (BNEF) attraverso la lista dei 10 più potenti produttori di turbine eoliche al mondo.
Ma per studiare l’offerta si deve partire dalla domanda, ossia dalla nuova potenza commissionata dagli sviluppatori all’industria nel corso del 2019: gli analisti riportano ordini per 61 GW di aerogeneratori a livello globale, di cui cui l’88 per cento ascrivibile al solo segmento onshore (impianti a terra). Il dato è in cresciuta di ben 9 GW rispetto al 2018, ma l’aspetto più interessante è che oltre la metà di queste turbine è stata prodotta da solo quattro aziende. La danese Vestas, la spagnola Siemens Gamesa, la cinese Goldwind e la statunitense General Electric (GE) hanno fornito il 55 per cento delle macchine impiegate.
Come sottolineato anche dagli esperti della Wood Mackenzie, è sempre più chiaro come il mercato delle turbine, o meglio quello occidentale, stia finendo sotto il controllo di sole tre società. Nella regione dell’Asia Pacifico è invece, la Cina a guadagnare peso e spazio. Nella top ten dei produttori di turbine eoliche 2019, le aziende cinesi hanno ottenuto ben quattro posizioni: oltre alla Goldiwin (3°) compaiono anche Ming Yang, Windey e Dongfang Electric, rispettivamente al sesto, settimo e nono posto.
E se nel complesso la Vestas continua difendere il suo ruolo di leader industriale, è anche vero che lo scorso anno il gigante danese ha registrato un grande scivolone nell’onshore. La sua quota di mercato ha perso quattro punti percentuali, accorciando la distanza con le concorrenti. A cercare di riempire il gap è oggi soprattutto Siemens Gamesa. L’azienda, anche grazie alla nuova crescita del segmento offshore e negli impianti a terra statunitensi, è passata dal quarto posto del 2018 al secondo del 2019. “Alla base di ciascuno dei principali attori onshore c’è una forte presenza negli Stati Uniti o in Cina”, ha affermato Oliver Metcalfe, analista eolico di BNEF e autore principale del rapporto Global Wind Turbine Market Shares 2019.
La maturazione del mercato ha aperto anche delle ferite. Le tedesche Enercon e Senvion hanno subito gravi perdite, legate perlopiù al crollo del mercato nazionale: carenza di siti on shore disponibili, contenziosi e tempi di consegna prolungati per i progetti hanno messo in seria difficoltà Enercon e fatto fallire, ad aprile scorso, la Senvion, oggi acquisita da Siemens Gamesa. L’indiana Suzlon ha subito un destino simile in patria, dove le sfide legate all’esecuzione dei progetti hanno affaticato il mercato eolico. “Il 2020 – ha affermato Metcalfe – è destinato a essere un altro anno forte per le installazioni in Cina e negli Stati Uniti, poiché gli sviluppatori si affrettano a costruire prima che scadano i sussidi, ma l’incertezza post-2020 potrebbe mettere a rischio alcuni degli attori più importanti, a meno che non si diversifichino in nuovi mercati in crescita”.